Il trattamento con onde d’urto extracorporee (ESWT)
Il trattamento con onde d’urto extracorporee (ESWT) è stato introdotto circa 40 anni fa al fine di frantumare i calcoli renali (litotrissia).
Recentemente questa tecnologia è stata applicata a diversi campi della medicina, inclusa l’urologia e l’andrologia, con finalità rigenerative. Infatti le onde d’urto a bassa intensità, attraverso un meccanismo biologico solo parzialmente noto, sono in grado di aumentare la vascolarizzazione dell’area trattata e ciò conseguentemente ne promuove la rigenerazione.
Il trattamento con onde d’urto extracorporee (ESWT) in Urologia
I principali campi di utilizzo in uro-andrologia sono la disfunzione erettile, la induratio penis plastica (IPP, anche detta malattia di La Peyronie) e la prostatite cronica (anche chiamata chronic pelvic pain syndrome – CPPS).
Le onde d’urto hanno due caratteristiche principali: possono propagarsi in un mezzo liquido (1500m/sec nell’acqua) o gassoso(nell’aria) o solido, compatto (i tessuti del corpo umano) e trasportano energia.
Queste onde vengono prodotte da un manipolo che viene appoggiato al corpo e possono essere trasmesse in un punto o regione del corpo ben localizzato. L’energia delle onde viene scaricata solo nell’area mirata senza coinvolgere i tessuti vicini. Il meccanismo d’azione biologica non è ancora ben chiarito. Si pensa che le cellule del tessuto, interessate dalle onde d’urto, vengano prima compresse, per la pressione positiva derivante dall’energia trasportata dall’onda d’urto, e poi si espandano per le intrinseche proprietà di tensione, quasi come un palloncino gonfiato, creando delle microscopiche bolle, che inducono uno stress, una apertura, della membrana delle cellule con rilascio di fattori angiogenetici. Queste sostanze indurrebbero la creazione di nuove strutture vascolari (vasi sanguigni).
PROSTATITE CRONICA – TERAPIA CON ONDE D’URTO
La prostatite cronica (anche chiamata chronic pelvic pain syndrome – CPPS) è definita come un dolore non specifico, non facilmente localizzabile in assenza di una patologia di base diagnosticabile (es. infezione batterica, trauma) che perdura per più di 6 mesi.
Tradizionalmente la terapia di questa sindrome è basata sull’utilizzo di anibiotici, antinfiammatori e alpha-bloccanti, usati singolarmente o in combinazione. Altre terapie di seconda linea sono state impiegate, con risultati mediocri.
Le onde d’urto hanno due caratteristiche principali: possono propagarsi in un mezzo liquido (1500m/sec nell’acqua) o gassoso(nell’aria) o solido, compatto (i tessuti del corpo umano) e trasportano energia.
Queste onde vengono prodotte da un manipolo che viene appoggiato al corpo e possono essere trasmesse in un punto o regione del corpo ben localizzato. L’energia delle onde viene scaricata solo nell’area mirata senza coinvolgere i tessuti vicini. Il meccanismo d’azione biologica non è ancora ben chiarito. Si pensa che le cellule del tessuto, interessate dalle onde d’urto, vengano prima compresse, per la pressione positiva derivante dall’energia trasportata dall’onda d’urto, e poi si espandano per le intrinseche proprietà di tensione, quasi come un palloncino gonfiato, creando delle microscopiche bolle, che inducono uno stress, una apertura, della membrana delle cellule con rilascio di fattori angiogenetici.
La terapia con onde d’urto a bassa intensità non è invasiva ed è stata applicata al trattamento delle prostatiti croniche poiché induce un aumento della vascolarizzazione, un incremento dei segnali antinfiammatori, una interruzione degli impulsi nervosi dolorifici ed una riduzione del tono muscolare passivo.
Uno studio recentemente pubblicato (Guu SJ, 2018) dimostra che il 76% dei pazienti con prostatite cronica non responsiva a terapia anibiotica, antinfiammatoria e alpha-bloccante a 4 settimane dalla terapia con onde d’urto a bassa intensità ha avuto un beneficio che nell’82% dei pazienti è stato superiore a 3 mesi di follow-up.